Mauro De Carli

Una visita culturale e umana con l'artista e scultore Mauro De Carli.

Una delle tante iniziative promosse dal nostro gruppo culturale, l’associazione «Nereo Cesare Garbari del Distretto di Vezzano», è intitolata «UN POSTO UNA STORIA» e negli anni ha previsto e prevederà l’incontro culturale con luoghi, per qualche verso fantastici e particolari, ma non molto conosciuti.

Quest’anno la valenza dell’incontro ha assunto connotazioni che, per chi l’ha vissuta, sicuramente non potranno mai più essere dimenticate.

In Valle dei Laghi non vi sono “solo” castelli, ville, laghi, itinerari naturalistici e panorami, ma anche personaggi (pochi), ed uno di questi è lo sculture prof. Mauro De Carli.

Dopo la gioventù vissuta a Trento ne è seguito un lungo periodo di permanenza a Milano all’Accademia di Brera dove ha avuto la sua maturazione culturale a fianco di grandi artisti e maestri quali Marino Marini e da essi ha tratto energia e convinzione ed “influenza”. A Milano ha iniziato a creare opere per le quali è diventato famoso, ritornato per insegnare a Trento, si è stabilito a Terlago una decina di anni fa.

Il Prof. Mauro De Carli, nostro grande maestro, quando lo abbiamo contattato per chiedere di tenere dei corsi di scultura, si è reso immediatamente disponibile a seguirci, gratuitamente con generosità e volontà di trasmettere, non solo come si manipola la creta, ma anche cosa debba dire un’opera. Mauro De Carli ci ha fornito gli strumenti per la lettura dell’oggettività materiale percepita attraverso l’interpretazione della forma.

La sua disponibilità e generosità si è ancor più manifestata ora, infatti, ci ha concesso una particolare e toccante lezione all’interno del parco privato della villa.

Mauro De Carli, ha accettato volentieri, nonostante il periodo difficile della sua vita che sta affrontando con dignità e serenità, di aprire la sua casa di Terlago ricca di molte sue opere d’arte, ad una visita collettiva di cui lui stesso è stato la guida, tenendo una lezione d’arte e di vita. Mauro De Carli, ha fortemente voluto per l’ennesima volta, trasferirci parte della sua immensa ed indescrivibile energia. Nella sua maniera anticonformista e profonda ci ha descritto molte delle innumerevoli opere, che in più di quarant’anni ha eseguito e che sono armonicamente collocate nel monumentale parco della sua villa.

Fin dalle prime battute di Mauro De Carli emerge la sua presa di distanza da un’arte che vuole essere cesura con il passato e che si pone esclusivamente come provocazione e dissacrazione del tradizionale (con un vago accenno alle bizzarrie di Duchamp e dei dadaisti). Il ’68, in arte, ha significato questo: una rottura netta con il passato. Ma l’arte secondo Mauro De Carli non può tagliare i ponti con ciò che è stato, perché “senza passato non c’è futuro”, e senza storia e senza conoscenza ci può essere solo disorientamento e ipocrisia.

La strada è una sola e comprende l’ieri, l’oggi e il domani in una perfetta ed armoniosa consequenzialità.

Da questa visione deriva l’importanza attribuita alle figure dei maestri, i quali rappresentano i connettivi tra passato e presente.
L’artista, ci dice, non si improvvisa, non nasce dal nulla, ma è colui che giorno dopo giorno “traccia un solco profondo”, colui che cerca con costanza il proprio linguaggio e la propria maniera espressiva.

La poetica di ogni artista nasce dal connubio, delicato e singolare, tra il sentimento, tutto personale, della vita e i mezzi espressivi di cui dispone. Nel suo continuo e incessante cercare Mauro De Carli ha optato per un’arte che non si svende a facili committenze, non cerca il compromesso, non vuole stupire con assurde trovate, ma che rimane sempre fedele a se stessa. Mauro De Carli non è per questo un artista che si è arroccato nella propria intimità, ma è anzi in grado di creare assonanze con quanti amano guardare al senso profondo delle cose.

Fatte queste premesse, passo dopo passo, opera dopo opera, incominciamo a familiarizzare con la sua poetica, che sembra oscillare tra due poli opposti e complementari: la forza creatrice dell’uomo (da cui può forse ripartire la sua storia) e la sua tendenza all’autodistruzione e all’annichilimento. Alla raffigurazione della donna corpulenta e in atteggiamento sicuro di sé e della propria potenza creatrice fa allora da contrappeso quella di un uomo minuto, che si va deteriorando nella sua fisicità fino a confondersi con la natura di cui è parte.

E che dire del motivo ricorrente dell’uomo a testa in giù? Una parodia certo dell’uomo contemporaneo che guarda il mondo da una diversa angolazione o lo vede capovolto (impazzito?), o si tratta semplicemente dell’uomo che “ragiona con i piedi” (impazzito pure lui?).

Disseminate per il parco non mancano opere che scandiscono i momenti della sua biografia di uomo e di padre o di nonno. Ecco allora la statua del bambino che fa capolino da una siepe nel suo primo affacciarsi alla vita, o quella dell’adolescente che, nella sua incompletezza, diviene metafora dell’uomo, creatura “in fieri”, in continua costruzione, mai modello di perfezione. E il pensiero corre al grande Michelangelo, che all’apice della sua carriera artistica ci ha lasciato un’opera, per caso o volutamente, incompiuta per dirci che, nell’arte come nella vita, niente è mai posseduto una volta per tutte e che la meta è sempre oltre, un passo più in là.

In lui abbiamo scoperto una PERSONA onesta e libera che nella sua vita ha evitato di compiacere, rinunciando in tal modo a risonanze e celebrazioni, tipiche del nostro tempo. Il Prof. Mauro De Carli è uno di quei pochi intelletti in cui la trasgressione è successiva ad un lungo e profondo percorso di approfondimento e studio, e nasce quindi dalla volontà di andare oltre; non è dettata dal caso ma dalla profonda conoscenza della materia e dell’anima, dalla ricodificazione degli elementi.

Una forza a dir poco straordinaria gli ha permesso di farci accostare palpabilmente al suo immenso universo di sensazioni e rimestamenti che solo un animo irrequieto ed acutissimo è in grado di sentire, interpretare e in qualche verso gestire. Questo è l’occhio dell’artista che vede la donna forte ed imponente, spavalda e sicura nella sua grande potenza creatrice e l’uomo a testa in giù alla continua ricerca della possibilità di poter anch’esso creare: ed ecco che si affaccia la pura arte, quell’arte che vuole parlare, vuole dire ed essere ascoltata.

Un saluto di commiato e Mauro, solo Mauro si è ritirato nella villa amorevolmente accompagnato delle sue due eccezionali donne: la moglie Marie Cristine “Cricri” e la figlia Carolina.

Al termine della passeggiata ci lasciamo con la sensazione che il messaggio di questo uomo rimarrà per sempre impresso nelle sue opere a testimoniare, da una parte, il suo sentimento pessimistico e sofferto della realtà e, dall’altra, l’impulso tenace a continuare a cercare quel germe di speranza e di rinnovamento, che per l’artista non può che coincidere con il ripetersi del gesto creatore.

A noi cosa rimane?

Tanta, tantissima forza; ci rimangono due occhi azzurri che leggono il cielo e la terra, che leggono i corpi, le braccia, i visi.

Ci rimane Mauro con la sua carica di pessimismo che in realtà è una grande potenza di lettura ed interpretazione che nulla possiede di negativo e tantissimo trasmette di positivo. Il suo dichiarato pessimismo è in realtà quella introvabile e rarissima capacità di visione pura, incontaminata e pragmatica che contraddistingue le anime eccelse.

Cosa ci rimane? Tanta serenità, perché in fondo lo sgomento di un uomo che si sente togliere il terreno sotto i piedi è compensato dall’artista che vede oltre e che nel suo cammino si porta una scimmia. Perché? “Per non essere solo”, come sostiene egli stesso.

In ultimo ci teniamo a riportare una riflessione scritta proprio da De Carli:

DA “L’ORGOGLIO DI PERDERE”

(sito http://www.maurodecarliscultore.it)

“….Dovetti ingoiare il boccone amaro di tornare all’insegnamento e proprio all’istituto d’arte, una scuola che rappresentava tutto quello che speravo cambiasse! Questo è tutto, ma non è la fine, nuove “sconfitte” si profilano all’orizzonte anche se nel frattempo ho potuto rinunciare al supplizio dell’insegnamento. Nel rileggere questa mia storia pur se fatta di rinunce e ripensamenti non riesco a vederci il senso della parola sconfitta al contrario. Pur alla mia non più giovane età pur riconoscendo di non poter vantare traguardi di prestigio nella mia carriera di scultore provo tuttavia un senso di giustezza a consolazione dei miei fallimenti. E questo non perché la nobiltà di essere eroi possa consolarci ma semplicemente perché il valore e la fondatezza delle proprie convinzioni si rafforza con il confronto. Sfortunatamente questo avviene in un momento nel quale le scelte di civiltà sembrano andare in direzione opposta alle mie convinzioni ma di questo io non ho alcuna responsabilità.” “....Non posso pensare al futuro senza sperare che tutto questo possa cambiare e che gli individui ritrovino la propria autorità di esseri umani. Rivendico quindi e con forza il ruolo dell’individuo, dell’essere artista che deve riconquistare autonomia riappropriandosi degli strumenti intellettuali che lo rendono unico e libero, svincolato da qualsiasi “sistema”. Più nessuno potrà mettersi al riparo con strategie e strumenti di protezione; in questo modo “l’opera” riconquisterà la sua giusta valenza per quello che essa saprà contenere e non più per quello che abili imbonitori vorranno far sembrare che sia. Un esercito di specialisti, critici, presunti collezionisti e faccendieri vari,ritornerà ad un più giusto ruolo, ridando agli autori, loro sì, il significato di “protagonisti”. Così l’arte tornerà a guidare gli spiriti, consapevole del suo significato e della sua storia, con l’orgoglio che il suo ruolo di contributo all’emancipazione del pensiero gli conferisce. Gli uomini troveranno così un indispensabile cambiamento ed il coraggio necessario per farlo". Scultore MAURO DE CARLI

Quando si “perde” nei confronti di una civiltà di “interessi e bottegaia” non si può che provare un senso di giustezza a consolazione nei propri fallimenti uscendone in tal modo vincitori, aggiungiamo noi.

Fabio, Verena, Cristina, Alberto