Enrico Tafner "Fafa"
ritratto di un uomo studioso e schivo
L’associazione "Gruppo culturale Nereo Cesare Garbari del Distretto di Vezzano" intende ricordare un amico, scomparso ormai da 14 anni, con una serata a lui dedicata: Enrico Tafner chiamato "Fafa",
un nome conosciuto forse nel solo ristretto ambito della sua più grande
passione: l’archeologia, di cui si è occupato con ricerche in tutto il
Trentino, Valle dei Laghi inclusa.
Il pensiero e la curiosità verso questa persona, è tanto
grande quanto la sua riservatezza: uomo di poche parole, non propenso
alla fama o all’esibizione del prodotto dei suoi studi rimasti
nell’ombra, lavori che spaziavano dall’archeologia alla storia, dalla
tecnologia alle scienze passando per il disegno; di essi ci ha lasciato
volumi manoscritti con dovizia di particolari, ricostruzioni di
oggettistica relativa all'antichità di cui interpretava la forma,
progetti di macchine particolari; la sua collaborazione (gratuita) con i
competenti organi provinciali in materia di archeologia, una
passeggiata in compagnia del Gruppo culturale, una mostra di pittura
collettiva a Vezzano nel 1996, sono fra le poche presenze in pubblico di
questa persona schiva e modesta.
Ci sembrava giusto e doveroso ricordare l’uomo ed
i frutti delle sue ricerche per riportarle alla luce pubblicamente, ma
come fare?
Un’impresa a dir poco complessa se trattata in modo serio: ci siamo affidati pertanto all’amico dottor Paolo Flor,
il quale grazie alla sua passione curiosità e competenza, si è dedicato
in uno studio encomiabile e faticoso sulla documentazione e sulla vita
del Tafner; nell'incontro potremo contare anche sulla disponibilità del
dottor Gianni Ciurletti, già responsabile della Soprintendenza ai
beni archeologici della Provincia Autonoma di Trento, che lo ha
conosciuto personalmente.
L’incontro si terrà a VEZZANO venerdì 12 ottobre p.v. alle ore 20,15, presso la sala riunioni della Comunità di Valle vicino al bivio a sud del paese lungo la s.s. 45bis.
Vi aspettiamo per un cordiale incontro, a presto.
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Ricordare
e far emergere la
figura e gli studi di una persona pressoché sconosciuta anche per il
suo carattere riservato, non è stata un’impresa facile; il dottor
Paolo Flor si è letteralmente immerso nei numerosi scritti rilegati
in volumi, componendone una sintesi che avesse un filo conduttore
scorrevole, lavoro durato un paio di anni, interruzioni incluse. Amico
ed estimatore di Nereo
Garbari,
cui era legato dalla comune passione per gli studi archeologici,
Enrico
Tafner
o meglio Fafa, come si faceva chiamare, era nato a Trento il 3 agosto
del 1921 ed è deceduto nel 1998.
Il
pensiero e la curiosità verso di lui, è direttamente proporzionale
alla sua discrezione: uomo di poche parole, non propenso alla fama o
all’esibizione del prodotto dei suoi studi rimasti pressoché
nascosti, o talvolta generosamente regalati qua e là, è stato un
grande cultore di archeologia, numismatica, disegnatore, pittore,
ceramista, ideatore di progetti per l’edilizia e di “mini
elicotteri”.
Le presenze in pubblico di Fafa in tempi “recenti” sono ben poche, ne
possiamo ricordare un paio: una passeggiata in compagnia del Gruppo
culturale (a Ranzo “loc. Castel Roman), una mostra di pittura
collettiva a Vezzano. In Valle
dei Laghi
tuttavia c’è chi ne ricorda l’immagine singolare: vestito in
modo semplice, di passaggio per la campagna talvolta chiedeva un ceppo di
insalata quale pasto improvvisato; l’accampamento con una tenda
quando lo studio del sito individuato richiedeva tempo; il braccio
teso e fermo con pendolino alla mano che girava vorticosamente sopra
qualcosa di non visibile; sono “fotografie” che rimangono nella
mente.
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L’impresa,
a dir poco complessa, di affrontare la vastità
dei suoi studi
che meritavano quantomeno di essere esaminati, è stata affrontata
dottor Paolo
Flor
che nella sua relazione, ha ripercorso la vita di Enrico, che in
gioventù frequentò con profitto la scuola di avviamento
professionale di tipo industriale. Fatto prigioniero dagli Inglesi ad
Hammamet durante la seconda guerra mondiale, fu deportato nel Texas,
dove conobbe il celebre pittore Burri che, apprezzando le sue doti di
disegnatore, gli suggerì di dedicarsi allo studio dell’arte
pittorica. Senza studi specifici elaborò uno stile geometrizzante
vicino al futurismo di Depero.
La
vita di Tafner fu dedicata a “studi e ricerche”: scrisse 18
volumi dattiloscritti
e rilegati a guisa di tesi di laurea, in totale circa 800
pagine.
Nel volume “Retia”: uno sguardo sintetico sull’età del bronzo
e del ferro nel Trentino, i castellieri dei Reti sono lo studio più
rilevante; il testo è ricco di rilievi topografici (52), disegni di
monete e di altri reperti (12). Sono ben 112
i siti archeologici
individuati o studiati da Tafner fra castellieri, castra, tumuli.
Alcune sue piccole sculture hanno riprodotto i reperti da lui
scoperti. Non mancano progetti di statue vere e quadri davvero di
grande capacità artistica.
La
lettura di quei testi, afferma Flor, fa sorgere una “sincera
ammirazione
per un uomo che ha intrapreso un lavoro di vasta portata: questi
scritti dimostrano una conoscenza non comune della materia”.
Del
lavoro assiduo svolto nell’arco di 25 anni, con viaggi
e sopralluoghi in tutto il Trentino inclusa la Valle dei Laghi
(in corriera ed a piedi perché privo di auto), delle fatiche e dei
sacrifici non c’è una parola, non un accenno alle difficoltà di
vario genere superate, non l’attribuzione di qualche merito per gli
oggetti trovati, nessun vanto o trionfalismo.
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Flor
in un filmato-documentario ha presentato, oltre alle pagine più
significative del libro “Retia”, gli studi sul linguaggio, quelli
sui cementi armati, le sue progettazioni di edifici futuristici,
caminetti, serre e di piccoli elicotteri, capitolo quest’ultimo che
lascia oltremodo stupefatti: visionando disegni, schemi e formule
matematiche, dove Tafner, partendo dall’osservazione minuziosa
degli insetti, la loro misurazione, il peso, metodo di volo, arrivava
alla quasi magica trasformazione in vere e proprie macchine volanti
“anti gravitazione”, disegnate rigorosamente in scala e con
didascalia; l’argomento ed i disegni sono stati commentati con
competenza dall’esperto in aeronautica Enrico
Nicolini
cortesemente intervenuto per l’occasione.
La
gentile partecipazione del dottor Gianni
Ciurletti,
già dirigente della Soprintendenza
per i
Beni
archeologici della Provincia,
quale prezioso testimone, avendo conosciuto il Tafner personalmente,
ha messo in risalto l’umanità, la sincerità, la purezza di una
persona le cui indagini anche fruttuose erano svolte per sola
passione e nulla di più, il “rapporto
molto corretto, riservato e gradevole, la reciproca fiducia con la
Soprintendenza”,
le sue ricerche (gratuite) effettuate oltre che con il metaldetector,
anche con la radiestesia (pendolino). A Tafner ha riconosciuto anche
la preziosa collaborazione nella scoperta di vari siti archeologici
tra cui il “tesoretto archeologico di Zambana” la “Venticcia”
di Segonzano e di “Valiard” a Fai della Paganella.
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All’incontro
tenuto venerdì 12 ottobre 2012, hanno partecipato la sorella
ed i nipoti di
Tafner, molto interessati a conoscere un vicino parente che tuttavia,
per loro ammissione, hanno poco conosciuto sia per la differenza
d’età, che per il periodo di prigionia in guerra (5 anni) e poi
per la vita solitaria condotta.
La
encomiabile relazione del dott. Paolo Flor ha fatto emergere dunque
la figura davvero straordinaria di un uomo semplice, studioso
solitario e tenace, che non ha mai chiesto nulla in cambio (una
rarità al giorno d’oggi), nemmeno un pizzico di “fama” o di
“gloria”, elementi che speriamo avergli portato almeno in minima
parte, post mortem.
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Mettiamo qui a disposizione un approfondimento di Paolo Flor ed una piccola galleria fotografica con una selezione delle innumerevoli opere di Enrico Tafner.
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