Il 7 settembre il prof. Morelli ha presentato il libro “cosa significa essere umani” coinvolgendo il pubblico in un interessante dialogo su quello che gli ultimi studi delle neuroscienze ci svelano sulla nostra natura umana.
Soffermandosi in particolare su ciò che ci distingue dagli altri esseri umani, sull’importanza delle relazioni con gli altri in quanto è confrontandoci con il noi che si forma l’io.
Stimolato poi da alcune domande relative alle guerre attuali e alla difficolta di noi umani di riuscire a vivere in pace, Morelli ci lascia il messaggio che noi siamo dei mammiferi e come tali aggressivi, questo va capito perché è l’unico modo che ci può aiutare a contenere l’aggressività distruttiva.


Sabato 7 settembre ad ore 20,30
presso il foyer del Teatro Valle dei Laghi
Il Gruppo culturale “N. C. Garbari”
all’interno della storica rassegna culturale comunale denominata “TUTTI I COLORI DELLA PACE”,
ha il piacere di invitarvi alla serata con
il Prof. Ugo Morelli
saggista, psicologo e studioso di scienze cognitive applicate alla vivibilità
che ci presenterà il suo ultimo libro
“COSA SIGNIFICA ESSERE UMANI”
Corpo, cervello e relazione per vivere nel presente.
La partecipazione è libera ed aperta a tutti
Libro scritto assieme allo neuroscienziato Vittorio Gallese
Una rivoluzione della portata di quella copernicana è sotto i nostri occhi. Coinvolge ognuna e ognuno di noi e ridefinisce alla radice cosa siamo come esseri umani. Dal primato del soggetto scopriamo la centralità della relazione e che l’”io” che pensavamo di essere deriva dai “noi” di cui siamo parte; oltre la centralità della mente riconosciamo di essere un corpo; scopriamo l’origine della conoscenza nella nostra capacità di azione e movimento; ci accorgiamo che non siamo sopra le parti ma parti del tutto nei paesaggi della nostra vita; constatiamo che dietro ogni pensiero c’è un’emozione; scopriamo che l’empatia ci precede e ci contiene, nel bene e nel male, e che quella risonanza sottende le nostre possibilità di comprenderci, amarci, cooperare ma anche offenderci e farci del male; ci riconosciamo capaci di immaginazione e finzione e scopriamo incarnata e corporea la bellezza che ci conduce alla possibilità di creare l’inedito.
Un paradigma corporeo, basato sull’intersoggettività, si fa strada nella comprensione di noi stessi per una collocazione più appropriata della nostra presenza e una lettura più adeguata della nostra esperienza. I sentieri narrati nel dialogo da cui nasce questo piccolo libro si propongono come un agile vademecum per viandanti planetari quali noi siamo.