Enrico Tafner “Fafa” RITRATTO e LAVORI

Fafa_laboratorioRicordare e far emergere la figura e gli studi di una persona pressoché sconosciuta anche per il suo carattere riservato, non è stata un’impresa facile; il dottor Paolo Flor si è letteralmente immerso nei numerosi scritti rilegati in volumi, componendone una sintesi che avesse un filo conduttore scorrevole, lavoro durato un paio di anni, interruzioni incluse. Amico ed estimatore di Nereo Garbari, cui era legato dalla comune passione per gli studi archeologici, Enrico Tafner o meglio Fafa, come si faceva chiamare, era nato a Trento il 3 agosto del 1921 ed è deceduto nel 1998.

Il pensiero e la curiosità verso di lui, è direttamente proporzionale alla sua discrezione: uomo di poche parole, non propenso alla fama o all’esibizione del prodotto dei suoi studi rimasti pressoché nascosti, o talvolta generosamente regalati qua e là, è stato un grande cultore di archeologia, numismatica, disegnatore, pittore, ceramista, ideatore di progetti per l’edilizia e di “mini elicotteri”.

Le presenze in pubblico di Fafa in tempi “recenti” sono ben poche, ne possiamo ricordare un paio: una passeggiata in compagnia del Gruppo culturale (a Ranzo “loc. Castel Roman), una mostra di pittura collettiva a Vezzano. In Valle dei Laghi tuttavia c’è chi ne ricorda l’immagine singolare: vestito in modo semplice, di passaggio per la campagna talvolta chiedeva un ceppo di insalata quale pasto improvvisato; l’accampamento con una tenda quando lo studio del sito individuato richiedeva tempo; il braccio teso e fermo con pendolino alla mano che girava vorticosamente sopra qualcosa di non visibile; sono “fotografie” che rimangono nella mente.

12ott2012_FlorL’impresa, a dir poco complessa, di affrontare la vastità dei suoi studi che meritavano quantomeno di essere esaminati, è stata affrontata dottor Paolo Flor che nella sua relazione, ha ripercorso la vita di Enrico, che in gioventù frequentò con profitto la scuola di avviamento professionale di tipo industriale. Fatto prigioniero dagli Inglesi ad Hammamet durante la seconda guerra mondiale, fu deportato nel Texas, dove conobbe il celebre pittore Burri che, apprezzando le sue doti di disegnatore, gli suggerì di dedicarsi allo studio dell’arte pittorica. Senza studi specifici elaborò uno stile geometrizzante vicino al futurismo di Depero.

La vita di Tafner fu dedicata a “studi e ricerche”: scrisse 18 volumi dattiloscritti e rilegati a guisa di tesi di laurea, in totale circa 800 pagine. Nel volume “Retia”: uno sguardo sintetico sull’età del bronzo e del ferro nel Trentino, i castellieri dei Reti sono lo studio più rilevante; il testo è ricco di rilievi topografici (52), disegni di monete e di altri reperti (12). Sono ben 112 i siti archeologici individuati o studiati da Tafner fra castellieri, castra, tumuli. Alcune sue piccole sculture hanno riprodotto i reperti da lui scoperti. Non mancano progetti di statue vere e quadri davvero di grande capacità artistica.
La lettura di quei testi, afferma Flor, fa sorgere una “sincera ammirazione
per un uomo che ha intrapreso un lavoro di vasta portata: questi scritti dimostrano una conoscenza non comune della materia.

Del lavoro assiduo svolto nell’arco di 25 anni, con viaggi e sopralluoghi in tutto il Trentino inclusa la Valle dei Laghi (in corriera ed a piedi perché privo di auto), delle fatiche e dei sacrifici non c’è una parola, non un accenno alle difficoltà di vario genere superate, non l’attribuzione di qualche merito per gli oggetti trovati, nessun vanto o trionfalismo.

Paolo_FlorFlor in un filmato-documentario ha presentato, oltre alle pagine più significative del libro “Retia”, gli studi sul linguaggio, quelli sui cementi armati, le sue progettazioni di edifici futuristici, caminetti, serre e di piccoli elicotteri, capitolo quest’ultimo che lascia oltremodo stupefatti: visionando disegni, schemi e formule matematiche, dove Tafner, partendo dall’osservazione minuziosa degli insetti, la loro misurazione, il peso, metodo di volo, arrivava alla quasi magica trasformazione in vere e proprie macchine volanti “anti gravitazione”, disegnate rigorosamente in scala e con didascalia; l’argomento ed i disegni sono stati commentati con competenza dall’esperto in aeronautica Enrico Nicolini cortesemente intervenuto per l’occasione.

La gentile partecipazione del dottor Gianni Ciurletti, già dirigente della Soprintendenza per i Beni archeologici della Provincia, quale prezioso testimone, avendo conosciuto il Tafner personalmente, ha messo in risalto l’umanità, la sincerità, la purezza di una persona le cui indagini anche fruttuose erano svolte per sola passione e nulla di più, il “rapporto molto corretto, riservato e gradevole, la reciproca fiducia con la Soprintendenza, le sue ricerche (gratuite) effettuate oltre che con il metaldetector, anche con la radiestesia (pendolino). A Tafner ha riconosciuto anche la preziosa collaborazione nella scoperta di vari siti archeologici tra cui il “tesoretto archeologico di Zambana” la “Venticcia” di Segonzano e di “Valiard” a Fai della Paganella.

All’incontro tenuto venerdì 12 ottobre 2012, hanno partecipato la sorella ed i nipoti di Tafner, molto interessati a conoscere un vicino parente che tuttavia, per loro ammissione, hanno poco conosciuto sia per la differenza d’età, che per il periodo di prigionia in guerra (5 anni) e poi per la vita solitaria condotta.

La encomiabile relazione del dott. Paolo Flor ha fatto emergere dunque la figura davvero straordinaria di un uomo semplice, studioso solitario e tenace, che non ha mai chiesto nulla in cambio (una rarità al giorno d’oggi), nemmeno un pizzico di “fama” o di “gloria”, elementi che speriamo avergli portato almeno in minima parte, post mortem.